È ormai noto che all’interno del nostro intestino esiste una complessa popolazione microbica, il microbiota, costituita da batteri, virus e funghi, in grado di condizionare, in senso positivo o negativo, il nostro stato di salute.
Mutazioni genetiche, un’alimentazione errata, uno stile di vita scorretto, possono concorrere ad alterare tale flora microbica, con conseguenze che si ripercuotono sull’intero organismo

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In occasione del convegno che si è tenuto ieri a Roma, dal titolo “Asse Intestino-Cervello”, il dr Marcello Romeo ha focalizzato l’attenzione sul ruolo che una flora intestinale patogena può avere nell’insorgenza di alcune patologie che coinvolgono il Sistema Nervoso Centrale.
Studi recenti hanno infatti evidenziato come alcune molecole pro-infiammatorie prodotte dai batteri intestinali, come l’LPS (lipopolisaccaride), possano essere trasportate da particolari “navette”, le vescicole esosomiali, fino al cervello, e concorrere alla eziogenesi di patologie come la depressione, l’autismo e le malattie neurodegenerative.

Dr.ssa Maria Irene Ambrosini

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